La tristezza degli angeli

Esistono autori che prima ancora sono poeti. Stefànsson è uno di questi. Avevo già scritto di questo splendido autore scandinavo, quando ho trattato del suo romanzo “Luce d’estate. Ed è subito notte” ed Iperborea.

Oggi ne riparlo per portare all’attenzione di tutti quelli che mi leggono, un’altra sua opera bellissima: “La tristezza degli angeli” ed. Iperborea, uscito nel 2012. E’ un libro forte, da fine estate quando le giornate sono molto sensibilmente più corte e il sapore delle vacanze inizia a svanire. Soprattutto quando sembra rientrare quella routine che si era illusoriamente pensato di eliminare. Per dirla in altre parole: quando iniziamo a capire che forse quei cambiamenti che l’estate sembra suggerirci, saranno più duri da realizzare o forse irrealizzabili. Quando cioè siamo costretti a riguardarci dentro e a trovare delle risposte che nessun altro potrà darci.

Un viaggio nella solitudine personale, come quella del postine Jens e del suo amico orfano che lo soccorre dopo una tempesta e che lo accompagnerà nelle nevi islandesi per l’ultima avventura.

E’ un libro impegnativo perché ci permette di confrontarci con il valore delle parole e con la potenza che queste contengono. Per un certo verso è anche un libro che pone chi lo legge a confrontarsi con l’importanza anche della lettura e della letteratura. Egli scrive: “Eppure, le parole sono una delle poche cose di cui disponiamo davvero, quando tutto sembra prendersi gioco di noi.”

L’autore sembra sfidare il lettore nel rispondere alla domanda sull’importanza delle parole e sulla possibilità che queste possono avere di allontanare la morte interiore. E questa è una delle caratteristiche di Stefànsson: essere minuzioso nel descrivere l‘animo umano. Minuzioso ma mai volgare o sdolcinato. Egli infatti oltre al tema della solitudine usa molto bene il tema ampio della tristezza. E qui vi è una seconda sfida: ha senso la tristezza? e se si quale? Da queste bellissime e dense pagine sembrerebbe proprio di si. Anzi, pur non riconoscendone l’origine ma constatandone la presenza, lo scrittore ci ammonisce nel trovare proprio nella sofferenza l’unica strada per un ricerca seria di senso.

Un libro da leggere appena possibile. Un libro che cura, che scuote e pone delle domande alle quali ognuno di noi può trovare solo la sua risposta. Suggerisco molto questo testo e anche gli altri libri dello stesso autore.

Romanzo realista ma che non perde lo slancio alto.

“con le nostre reti marce vogliamo pescare le stelle”

 

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